Ucraina: tre soluzioni sostenibili per la crisi alimentare
Mentre la crisi energetica conseguente alla guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina sembra avere l’effetto di accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili (non senza fondate preoccupazioni per l’uso del territorio e il paesaggio), le scelte relative alla produzione del cibo sembrano andare in direzione contraria alla transizione ecologica dell’agricoltura e dell’allevamento. Invece di accelerare lo sviluppo di forme di agricoltura e allevamento più sostenibili, come già indicato dal Green Deal agricolo formulato dalla Ue nel maggio del 2020 in piena pandemia, le lobby agricole hanno scatenato una campagna di disinformazione per demolire le strategie Farm2Fork e Biodiversità dell’Ue. Il pretesto è una nostra presunta crisi alimentare che, al più, potrebbe riguardare qui da noi soltanto gli animali rinchiusi negli allevamenti intensivi. Questi allevamenti industriali, in particolare quelli bovini, sono tra i maggiori produttori di gas metano, un gas serra molto peggiore del biossido di carbonio.
La ragione è che questi ruminanti che dovrebbero alimentarsi principalmente di erba e fieno vengono invece ingrassati con mangimi a base di cereali, mais, soia e quant’altro. Invece di cogliere l’occasione per riorientare queste forme di allevamento verso modalità più sostenibili e valorizzare risorse scarsamente utilizzate come il fieno, che buttiamo invece via, si preferisce mettere a coltura le terre a riposo per produrre maggiori quantità di commodity come il mais (magari transgenico) che richiedono grandi quantità di acqua. Acqua che, come possiamo oggi constatare guardando il Po in secca, sarà sempre più scarsa. Ma questo non bastava: si è anche ottenuto di coltivare terre che finora si era scelto di tenere incolte per preservare un prezioso patrimonio di biodiversità, che sarà poi difficile ripristinare.
Per quanto riguarda l’agricoltura si lamenta la carenza e un costo esagerato dei concimi chimici. Ma invece di cominciare a curare la fertilità del suolo con le tecniche dell’agroecologia si preferisce attaccare l’agricoltura biologica denunciandone una scarsa produttività, solo parzialmente documentata, e comunque non tale da pregiudicare i nostri consumi opulenti.
Mentre qui da noi abbondano allarmismi equivoci, illusioni neo autarchiche, attese fideistiche nelle nuove tecnologie applicate all’agricoltura, la presa di posizione che pubblichiamo ci riporta con i piedi per terra e ci indica in poche parole quali debbono essere le risposte alle sfide che abbiamo di fronte.
Tratto da Reporterre – 25 marzo 2022
Vedi: https://reporterre.net/Ukraine-trois-solutions-durables-face-a-la-crise-alimentaire
La guerra contro l’Ucraina dimostra che il nostro sistema alimentare è insostenibile e ingiusto, scrivono gli scienziati in questo appello. Secondo loro, è necessario muoversi verso un’agricoltura e un’alimentazione più sane, eque e rispettose dell’ambiente.
Mercoledì 23 marzo la Commissione europea ha adottato misure di emergenza in risposta alla crisi alimentare causata dalla guerra contro l’Ucraina. Tra questi, l’eliminazione dei terreni incolti nel 2022, con la possibilità per gli agricoltori di spargere pesticidi, mentre dovrebbero essere a riposo dato che ospitano comunque una vasta biodiversità.
Più di 500 scienziati hanno firmato questa presa di posizione. L’elenco degli scienziati che hanno sottoscritto questo documento lo potete trovare nel link precedentemente indicato.
APPELLO
DI FRONTE ALLA GUERRA DELL’UCRAINA ABBIAMO, ORA PIU’ CHE MAI, BISOGNO DI UNA TRASFORMAZIONE DEL SISTEMA ALIMENTARE
La crisi ucraina rende evidente il fatto che i nostri attuali modi di produrre e consumare cibo sono insostenibili e ingiusti. In risposta, dovremmo rafforzare – e non abbandonare – la trasformazione verso un sistema alimentare sano, giusto ed ecologico. Abbiamo bisogno di soluzioni globali che portino sollievo a breve termine e allo stesso tempo scongiurino la minaccia esistenziale che il nostro sistema alimentare pone alla salute delle persone e del pianeta.
L’invasione russa dell’Ucraina ha creato una catastrofe umanitaria, e contemporaneamente ha sconvolto i sistemi energetici globali e i mercati agricoli del mondo. L’Ucraina e la Russia sono grandi produttori globali di grano, mais e semi oleosi, così come di fertilizzanti e carburante. Le esportazioni saranno probabilmente gravemente interrotte a causa della guerra. Il Medio Oriente e l’Africa sono altamente dipendenti dal grano importato dalla zona e saranno i più colpiti. L’impennata dei prezzi del grano potrebbe spingere milioni di persone in queste regioni nella povertà e nella fame. Come reazione immediata, i responsabili politici dovrebbero garantire flussi commerciali agricoli aperti e un adeguato sostegno finanziario ai programmi internazionali di aiuto alimentare. I previsti shock ai mercati agricoli hanno anche spinto a suggerimenti miopi come l’abbandono delle pratiche agricole sostenibili che fanno parte della strategia Farm2Fork dell’UE, e l’aumento delle capacità di produzione di grano dell’Europa, in parte per garantire l’approvvigionamento di mangime per animali. Queste misure invece di avvicinarci a un sistema alimentare affidabile, che sia resistente agli shock futuri, e che fornisca diete sane e sostenibili, ce ne allontaneranno.
Trasformare i sistemi alimentari di oggi per garantire la sicurezza alimentare
L’insicurezza alimentare globale non ha origine da una carenza di offerta, ma da forti disuguaglianze economiche e dalla cattiva distribuzione. La produzione alimentare globale di oggi è più che sufficiente per nutrire una popolazione mondiale ancora più numerosa. Tuttavia, i cereali vengono dati in pasto agli animali, usati come biocarburanti, o sprecati piuttosto che forniti a coloro che hanno mezzi finanziari limitati (1). Contrariamente a quanto le discussioni in corso potrebbero far pensare, la sicurezza alimentare europea non è minacciata dalla crisi ucraina. Piuttosto, l’Europa è minacciata da una crisi di lunga data, legata all’abitudine a diete malsane con un consumo di cereali raffinati e prodotti animali nettamente al di sopra delle raccomandazioni delle linee guida dietetiche nazionali e di quelle per diete sane e sostenibili (2). Qui proponiamo tre leve per far fronte agli shock a breve termine del sistema alimentare, garantendo allo stesso tempo la salute umana e lo sviluppo sostenibile a lungo termine.
1. Accelerare lo spostamento verso diete più sane con meno prodotti animali in Europa (e altri paesi ad alto reddito).
Uno spostamento verso un maggiore consumo umano di legumi, verdura e frutta, e meno prodotti animali in Europa potrebbe alleviare sostanzialmente la pressione sulle forniture globali di grano. Un terzo delle calorie globali è attualmente utilizzato per nutrire gli animali (3) e più di tre quarti dei terreni agricoli sono utilizzati per produrre alimenti di origine animale (4) . Sulla base dei dati FAO, stimiamo che la riduzione dell’uso dell’UE di cereali per nutrire il bestiame di circa un terzo potrebbe compensare il crollo delle esportazioni ucraine di cereali e semi oleosi (5) Riduzioni concomitanti nel consumo e nella produzione di alimenti di origine animale porterebbero a un sistema alimentare e agricolo più equilibrato, in linea con gli obiettivi sanitari e ambientali (6).
Ridurre drasticamente il consumo di alimenti di origine animale è un prerequisito per limitare il riscaldamento globale a ben meno di 2°C (7) , arrestare la continua distruzione e l’inquinamento degli habitat naturali, e fermare così il superamnento dei limiti del pianeta da parte dell’agricoltura (8) . Inoltre, uno spostamento verso diete prevalentemente vegetali potrebbe prevenire 11 milioni di morti premature ogni anno e abbassare sostanzialmente il peso globale delle malattie (9) . Al contrario, gli sforzi politici per destinare ulteriori terreni alla produzione di mangimi con l’obiettivo di stabilizzare le capacità di allevamento animale all’interno della crisi attuale sono controproducenti per la sicurezza alimentare globale. Questi sforzi aumentano la competizione tra mangimi e cibo e ritardano la trasformazione verso una produzione alimentare più sostenibile.
2. Aumentare la produzione di legumi e rafforzare il Farm2Fork.
L’agricoltura europea dipende fortemente dai fertilizzanti azotati ad alta intensità energetica. Le forniture sono attualmente interrotte perché la Russia è uno dei maggiori produttori mondiali di fertilizzanti e di gas naturale. La strategia Farm2Fork, che mira a dimezzare l’eccedenza di azoto e ad espandere l’agricoltura biologica sul 25% delle terre, ridurrebbe ampiamente questa dipendenza dalle importazioni. Aumentare la diversità nelle rotazioni delle colture includendo le leguminose che fissano l’azoto potrebbe sostituire il fertilizzante sintetico con la fissazione biologica (10) . Migliorare l’efficienza nell’uso dell’azoto attraverso un migliore dosaggio e tempistica dei fertilizzanti sintetici e organici ridurrebbe ulteriormente le importazioni, e porterebbe anche enormi benefici al clima, alla qualità dell’aria e dell’acqua. Inoltre, attuare rapidamente la strategia Farm2Fork migliorerebbe la qualità del suolo e rafforzerebbe la biodiversità nei paesaggi agricoli, garantendo così la sicurezza alimentare a lungo termine attraverso la conservazione dei servizi ecosistemici. Le forzature politiche per abbandonare gli obiettivi di sostenibilità della strategia Farm2Fork (compresa la riduzione delle emissioni di gas serra, la riduzione dell’uso di fertilizzanti azotati e pesticidi, e la protezione dei terreni incolti per la biodiversità) non ci mettono al riparo dalla crisi attuale, anzi la peggiorano e rendono la crisi permanente. Il riscaldamento globale e il declino degli ecosistemi stanno già colpendo i raccolti e i mezzi di sussistenza in tutto il mondo, una situazione che peggiorerà sostanzialmente in assenza di ambiziose strategie di mitigazione (11).
3. Ridurre la quantità di rifiuti alimentari.
Secondo i nostri calcoli, la quantità di grano sprecato nell’UE è circa la metà delle esportazioni di grano dell’Ucraina e un quarto delle altre esportazioni di cereali (12) . Gli sforzi per ridurre lo spreco di cibo lungo le catene del valore, dai dettaglianti ai consumatori privati potrebbero ridurre le pressioni a breve termine sui mercati mondiali. Lo spreco alimentare non solo contribuisce alla cattiva distribuzione delle provviste alimentari, ma è anche responsabile di gran parte dell’impronta ambientale del nostro sistema alimentare , dato che il 30% degli alimenti prodotti vengono sprecati nei diversi stradi della produzione e del consumo [13] . Dimezzare la quantità di rifiuti alimentari in tutto il mondo entro il 2030 è quindi anche parte integrante per allineare il sistema alimentare agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e rimanere entro i limiti delle risorse del pianeta (14). Finora le misure politiche non sono riuscite ad affrontare adeguatamente questo problema.
4. È tempo di agire – per garantire la sicurezza alimentare globale oggi e un futuro vivibile domani
Abbiamo presentato tre leve per affrontare l’attuale crisi alimentare tenendo a mente gli obiettivi di sostenibilità a lungo termine. Oltre a queste strategie generali, i governi europei dovrebbero intraprendere ulteriori azioni a breve termine per assicurare che le persone vulnerabili nei paesi poveri e importatori di cibo non cadano nell’insicurezza alimentare.
Queste azioni includono la fornitura di fondi al Programma alimentare mondiale per l’acquisto di cereali e il mantenimento dell’apertura del commercio, compreso il commercio di cibo da e verso la Russia.
Inoltre, i sistemi di sicurezza sociale e le banche alimentari devono essere rafforzati in tutta l’UE per evitare gli effetti dannosi dell’aumento dei prezzi alimentari per le famiglie povere.
Un’azione efficace a lungo termine deve comunque affrontare le disuguaglianze dell’attuale sistema alimentare, in cui coesistono fame, sprechi e modelli di consumo ad alta intensità di risorse.
L’invasione russa dell’Ucraina e la guerra in corso hanno prodotto onde d’urto attraverso il sistema alimentare. Il modo in cui l’attuale crisi viene gestita politicamente ha implicazioni di vasta portata per ognuno di noi.
Il rapporto dell’IPCC, pubblicato di recente, afferma che è rimasta solo una breve finestra di opportunità per un’azione efficace di fronte all’accelerazione del cambiamento climatico e ad altre crisi ambientali (15) .
Concentrarsi ora su soluzioni a breve termine senza considerare le conseguenze a lungo termine e senza integrarle in un quadro più ampio esacerba i rischi futuri, compresa la minaccia di superare i punti critici di ribaltamento dei sistemi naturali del nostro pianeta. Investire ora in una transizione verso sistemi alimentari sani e sostenibili è essenziale per aumentare la nostra resilienza contro le crisi future e garantire un pianeta sicuro e vivibile per le generazioni a venire.
Gli Autori:
Lisa M. Pörtner, université de médecine de Berlin, Institut de recherche sur l’impact du changement climatique (Potsdam); Nathalie Lambrecht, université de médecine de Berlin, Institut de recherche sur l’impact du changement climatique (Potsdam); Marco Springmann, université d’Oxford; Benjamin Leon Bodirsky, Institut de recherche sur l’impact du changement climatique à Potsdam, Centre mondial des légumes (Taïwan); Franziska Gaupp, Institut de recherche sur l’impact du changement climatique à Potsdam, EAT (Oslo); Florian Freund, Johann Heinrich von Thünen Institute (Brunswick, Allemagne); Hermann Lotze-Campen, université Humboldt de Berlin, Institut de recherche sur l’impact du changement climatique (Potsdam); Sabine Gabrysch, université de médecine de Berlin, Institut de recherche sur l’impact du changement climatique (Potsdam)
Note (per la versione completa delle note con i relativi link si veda la versione in inglese)
1) Berners-Lee (2018). Current global food production is sufficient to meet human nutritional needs in 2050 provided there is radical societal adaptation (Elementa : Science of the Anthropocene https://doi.org/10.1525/elementa.310 ); Cassidy et al. (2013). Redefining agricultural yields : from tonnes to people nourished per hectare (Environmental Research Letters)
2) Willett et al. (2019). Food in the Anthropocene : the EAT Lancet Commission on healthy diets from sustainable food systems (The Lancet) The Lancet, 393(10170), 447-492. https://doi.org/10.1016/S0140-6736(18)31788-4;; Springmann et al. (2020). The healthiness and sustainability of national and global food based dietary guidelines : modelling study ( BMJ, 370, m2322. 6, 52 )
3) Cassidy et al. (2013).
4) Poore et al. (2018). Reducing food’s environmental impacts through producers and consumers (Science)
5) Selon FAOSTAT, les exportations ukrainiennes de céréales se sont élevées à 57 Mt en 2019, tandis que 160 Mt ont été utilisées comme aliments pour animaux dans l’UE (pour l’UE, l’AELE et le Royaume-Uni, la valeur combinée était de 175 Mt) .
6) Willett et al. (2019); Springmann et al. (2020).
7) Clark et al. (2020). Global food system emissions could preclude achieving the 1.5° and 2°C climate change targets (Science).
8) Springmann et al. (2018a). Options for keeping the food system within environmental limits. (Nature); Soergel et al. (2021). A sustainable development pathway for climate action within the UN 2030 Agenda. (Nature Climate Change)
9) Willett et al. (2019); Afshin et al. (2019). Health effects of dietary risks in 195 countries, 1990- 2017 : a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2017 (The Lancet); Springmann et al. (2018b). Health and nutritional aspects of sustainable diet strategies and their association with environmental impacts : A global modelling analysis with country-level detail (The Lancet Planetary Health).
10) Drinkwater et al. (1998). Legume-based cropping systems have reduced carbon and nitrogen losses (Nature).
11) IPCC, 2022 : Climate Change 2022 : Impacts, Adaptation, and Vulnerability. Contribution of Working Group II to the Sixth Assessment Report of the Intergovernmental Panel on Climate Change [Pörtner et al. (eds.)]. Cambridge University Press. In Press.
12) Secondo la FAO, il 25% dei cereali nell’UE viene sprecato nelle famiglie. Abbiamo combinato questo dato con le stime della domanda di grano dell’UE,, che secondo FAOSTAT era di 47 Mt nel 2019, e lo abbiamo confrontato con le esportazioni di grano ucraino, che secondo FAOSTAT era di 21 Mt nel 2019
13) Shafiee-Jood et al. (2016). Reducing food loss and waste to enhance food security and environmental sustainability (Environmental Science & Technology
14) Willett et al. (2019)
15) IPCC, 2022
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